ETICA E MARKETING: QUALE VIA?

Parlare di etica e di marketing contemporaneamente potrebbe sembrare – ad uno sguardo approssimativo e superficiale – voler conciliare forzatamente due concetti che, in apparenza, appaiono antitetici tra loro.

Questa percezione deriva principalmente da una visione comune,

ormai consolidata, che investe un po’ tutte le branche del marketing e che lo vuole uno strumento non sempre indicatore di verità e coerenza; in effetti, – spessissimo- pubblicità, testi, flyer e locandine sono considerati mendaci e ingannevoli.

Ormai sappiamo tutti perché ad un certo punto gli “opinionisti” e i “blogger”  sono diventati così importanti e perché ora lo sono in forma minore.

Quando si parla di etica si è soliti pensare al concetto di giustizia utile al naturale miglioramento della condizione umana nel contesto sociale di riferimento.

Infatti l’etica stessa si connota, non solo per la presenza di determinati valori condivisi in specifici luoghi e tempi, ma essa è condizionata anche e soprattutto dai prìncipi che accomunano gli individui in relazione ai contesti sociali e al ruolo sociale che essi hanno.

A tale proposito Max Weber riteneva che fosse proprio il perfezionamento morale dell’essere umano a risiedere nell’adempimento dei doveri derivanti dalla posizione occupata nella vita sociale, ovvero in ciò che costituisce precisamente la vocazione di ciascuno. (La politica e la scienza come professioni, 1919).

Ad uno sguardo più attento e analitico, la via della conciliazione tra marketing ed etica non solo non è improbabile, ma diviene possibile, percorribile, auspicabile.

Soprattutto se si inizia a pensare al marketing non soltanto come un ramo di un’attività o una componente avulsa dall’azienda (molto spesso slegata dalle altre macro aeree) e se si inizia a considerarlo come un’attività primaria nel ciclo di vita delle imprese e dei prodotti.

Senza marketing non c’è commercio. Senza socialità non c’è impresa.

Unendo così i concetti di socialità e di impresa ecco che parlare di marketing ed etica appare molto più semplice. In effetti, sempre più aziende abbracciano l’ideale del marketing etico, di cui una delle principali finalità è quella si “promuovere il benessere della società e assicurare un profitto all’impresa, assolvendo così l’impresa dalla sua responsabilità sociale”. (Kotler e Armstrong, 1996).

Il marketing etico mira a “migliorare il mondo”, quindi aggiunge alla sua campagna dei valori etici che evolvono con la campagna di marketing stesso; questo accade proprio perché essere etici sta diventando sempre di più un bisogno impellente da parte di tutti (datori di lavoro, collaboratori, dipendenti): è una sorta di riequilibratore sociale (e qui torna il pensiero di Max Weber) per ristabilire e combattere le varie forme di ingiusta sociale.

Sento quindi di suggerire un impatto responsabile nella comunicazione.

dalle piccole start up alle multinazionali, consiglio di continuare a guardare in questa direzione e di poter realizzare a pieno quello che lo stesso Kotler in “Il marketing per crescere. 8 percorsi per vincere” (2015) ha descritto, ossia cercare di perseguire dei valori etici come onestà, responsabilità, equità, rispetto, trasparenza in tutti i processi aziendali e riuscendo a coinvolgere tutti gli stakeholder.

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