LA GENTILEZZA TRA MITO E ARTE

di Anna Montella

 

Nella sua iconografia descrittiva la Mitologia ci rimanda a figure di grande bellezza e armonia come Eos (l’Aurora), la dea dalle rosee dita al cui tocco gentile il mondo si risveglia ogni mattina. Omero la descrive con la veste ricamata color zafferano, con le dita rosee e le braccia dorate, mentre è intenta ad aprire le porte del paradiso affinché il sole sorga. Leggiadre descrizioni allegoriche che artisti di ogni tempo hanno poi “tradotto” in splendide immagini. Si pensi, ad esempio, alla Nascita di Venere del Botticelli che fa pendant con l’altrettanto celebre Primavera dello stesso autore. Grazia e gentilezza nella sembianza e nelle forme che, nel narrato mitologico, non hanno però impedito lotte intestine tra le varie divinità, portando lutti e rovine nel mondo degli uomini che sono, altresì, capaci di grandi nefandezze come di grandi atti d’amore e di altruismo, al pari degli dei e immagine speculare degli stessi.

Del resto se Primus in orbe deos fecit timorFu solo la paura che al principio del mondo creò gli dei” (citazione di Petronio ripetuto da Stazio, Tebaide, III, 661) sicuramente fummo noi  a crearli a nostra immagine e somiglianza esaltando in loro quelle debolezze e quelle virtù in cui ci riconosciamo e che sono peculiari alla natura dell’uomo.

Fortunatamente l’umanità, fin dagli albori, trovandosi sull’orlo del baratro è sempre riuscita a sfuggire all’abisso delle sue pulsioni e dei suoi istinti più selvaggi e primordiali attraverso la ri-scoperta  dei  sentimenti, quelli che nobilitano l’animo di chi li professa, perché è proprio nell’ora più buia che comincia l’attesa della luce. L’amore come panacea per tutti i mali. E ben lo sanno gli artisti e i letterati di oggi e quelli di ieri, soprattutto i poeti che dei nobili sentimenti hanno fatto il proprio vessillo. Dall’amor cortese dei trovatori provenzali del XII secolo, che emerge nei romanzi cavallereschi del ciclo arturiano (l’amore può risiedere solo in un animo cortese, è un codice d’onore e nobiltà), al dolce Stil Novo dantesco “Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia, quand’ella altrui saluta…” dall’Umanesimo petrarchesco «Umana cosa è aver compassione degli afflitti» (Giovanni Boccaccio) al Rinascimento e via via fino all’Età Moderna per arrivare ai tempi attuali.

Circa due secoli fa Goethe, nelle Affinità elettive, scriveva: «Non c’è segno esteriore di cortesia che non abbia una profonda base morale (…) C’è una cortesia del cuore che è vicina all’amore. Da essa la più conveniente cortesia del comportamento esteriore deriva».

Praticate gentilezza a casaccio e atti di bellezza privi di senso.” Questa frase, invece, appartiene ai giorni nostri. Una frase “metropolitana” che ha fatto il giro del mondo e viene attribuita alla scrittrice americana Anne Herbert che avrebbe scritto queste parole su una tovaglietta di carta, in una tavola calda di Sausalito, in California, nel 1982.

Segnali forti sono sempre arrivati anche dal mondo della musica, eccezionale serbatoio di emozioni. Uno dei segnali più rappresentativi, sul finire della seconda metà del XX secolo, è certamente “We Are The World”, il singolo più venduto della storia fino a quel momento, a nome “USA (United Support Artists) for Africa”, uscito nel 1985. Quarantacinque superstar di caratura mondiale, insieme, per un progetto comune di solidarietà senza fini di lucro. Oltre 100 milioni di dollari interamente devoluti alle popolazioni d’Etiopia flagellate e ridotte alla fame da una carestia devastante. Tutto in una notte, in gran segreto, per evitare l’assalto dei fan. Indimenticabili le immagini degli artisti che, con spartiti alla mano e cuffie alle orecchie, si danno il cambio davanti ai microfoni. Tra gli aneddoti di quella notte memorabile, il cartello che gli artisti trovarono sulla porta dello studio di registrazione, affisso dal produttore Quincy Jones, che recitava: «Controlla il tuo ego alla porta»; era un promemoria scherzoso per ricordare che il gruppo era riunito per uno scopo più grande dell’immagine personale di ciascuno.

Sono passati 36 anni ma quel momento di generosa aggregazione per un fine nobile resta uno dei più belli ed emozionanti del secolo appena trascorso.

Sii dolce con me. Sii gentile./E’ breve il tempo che resta. Poi/saremo scie luminosissime…
(Mariangela Gualtieri da “Mio vero”, in “Bestia di gioia”, Einaudi, Torino, 2010)