cercare lavoro

Cercare lavoro, affrontare un colloquio di lavoro, cambiare lavoro. Ci sono momenti nella vita in cui ci sentiamo pronti per cambiare vita o cambiare lavoro, qualche mese fa mi è stata fatta un’intervista per Business People, su come affrontare con SelfBrand il cambiamento. Di seguito potete leggere la versione completa.

1 E’ più importante l’immagine di un manager oppure la sua competenza?

Quando conosciamo una persona, in pochi secondi ne traiamo un’impressione, un giudizio. Questo si basa su una serie di fattori che ci colpiscono:

  • Immagine visiva, ovvero quello che osserviamo. Come la persona è vestita (colori, abbinamento, stile, tipologia di tessuti utilizzati, manifattura dell’abito, scarpe e accessori); quanto è curata (capelli, mani, profumo); l’estetica nell’insieme e le proporzioni geometriche.
  • Lo stile vocale, tono della voce, inflessioni, accenti, ritmo, musicalità, l’uso delle pause ed il timbro.
  • Lo stile di comunicazione, l’uso della lingua, la scelta delle parole, il sapersi interfacciare, le competenze che nell’insieme vengono espresse.
  • Immagine dei movimenti: come la persona si muove quando parla e le varie espressioni del viso.

Spesso dico in aula, durante i corsi di formazione: “L’immagine rafforza i contenuti, ma i contenuti, senza la giusta immagine, sono sprecati”. Per rispondere alla domanda: l’immagine e i contenuti viaggiano di pari passo e devono essere congruenti. Se una persona dichiara di essere “precisa”, ma i capelli non sono in ordine, le scarpe risultano rovinate alla base del tacco e il curriculum su alcuni punti non è corretto per date, impaginazione o altro, sta mostrando delle incongruenze che, ad un occhio esperto ed allenato, saranno facili da individuare.

  1. Come si costruisce la reputazione di un manager e come la si smonta?

Con attenzione. Oggi tutto cambia rapidamente, le aziende devono evolvere di continuo e così anche le persone sempre più spesso si ritrovano a doversi ricollocare, magari spostandosi in città e in ambiti nuovi. Sapere chi si è personalmente e professionalmente diventa ancor più importante. La costruzione del proprio SelfBrand è un progetto da pianificare in breve, medio e lungo termine, questo renderà difficile “smontarlo”. Nella teoria e nella fattiva applicazione del SelfBrand, però, la dimensione umana non deve essere ridotta a pura strategia di marketing: non si applica un “copia e incolla” che può andare bene per tutti. L’azione di marketing viene considerata e tagliata a misura del singolo. L’approssimazione è rischiosa. Per arrivare a ricoprire e a mantenere posizioni apicali, segnalo di seguito i primi dieci passi da seguire, utili anche a costruirsi una reputazione e a non farsela smontare:

  1. AVERE UN PROGETTO PERSONALE O PROFESSIONALE DI CRESCITA Serve un sogno, un’idea o un progetto che si desidera realmente realizzare.
  2. DEFINIRE UN TRAGUARDO DESIDERABILE Definita l’idea, va identificata la scena ideale, la meta, il traguardo che si desidera raggiungere: più è dettagliato, preciso, correlato di immagini, quantificabile ed emozionale, più farà da “motivatore” giornaliero nei confronti delle difficoltà che si incontreranno nel percorso a tappe.
  3. CONOSCERE O COMPRENDERE IL MERCATO O LE PERSONE CHE SI DEVONO APPROCCIARE Ogni nuova idea, progetto o sogno ha uno specifico pubblico di riferimento, che va conosciuto, compreso e osservato. L’investigazione in questa fase è fondamentale.
  4. COMPRENDERE COME SI È POSIZIONATI Ognuno di noi, consapevolmente o inconsapevolmente, ha un suo Brand che si è creato attraverso una comunicazione più o meno adatta e a seguito di azioni più o meno felici. In questa fase va compreso, tramite uno specifico sondaggio, esattamente quanto e come si è comunicato in termini di immagine e contenuti.
  5. PIANIFICARE IL PROGETTO E I SOTTO OBIETTIVI Definito il progetto e la meta finale, vanno definiti tutti i sotto-obiettivi che porteranno al raggiungimento della meta: utile è utilizzare dei piani di lavoro, delle mappe mentali che portino con metodo, con strategia e nei tempi corretti, ai risultati desiderati.
  6. ATTIVARE IL MARKETING MIX Le giuste azioni di marketing per farsi conoscere sono fondamentali. È dunque essenziale saper operare con i canali più idonei al pubblico al quale ci si riferisce.
  7. PROPORRE IL PROPRIO SELFBRAND Fra i vari sotto-obiettivi, si sono preparati dei biglietti da visita, un media kit di presentazione e una presenza sul web. È arrivato quindi il momento di rafforzare e creare la propria rete di contatti utili organizzando o partecipando a eventi di networking.
  8. FARE ERRORI Nelle fasi da 1 a 7 è possibile commettere errori di stima, di comprensione, di scorretta informazione, di posizionamento che conducono a un’incrinatura del Brand personale. Altre difficoltà possono arrivare da persone che per svariati motivi (invidia, cattiveria, interesse…) stanno infangando emozionalmente la Brand Reputation. In questa fase avviene l’analisi di quanto è avvenuto, delle azioni fatte e dei risultati ottenuti. Tutti gli aspetti vanno compresi esattamente nella loro interezza, semplicità e con spirito di osservazione.
  9. ATTIVARE CORREZIONI Si può sempre rimediare a uno scivolone o a una cattiva reputazione, occorre solo sapere come fare. I modi normalmente utilizzati sono quattro: fuggire, attaccare, difendersi o venir schiacciati. Oppure, con la metodologia di SelfBrand, c’è un piano d’azione preciso da redigere, che viene spiegato nel mio ultimo libro nel dettaglio e che aiuta la “vittima” a fortificarsi e ad uscirne. In questo piano ci sono tre variabili importanti: umorismo, tenacia e progettualità, con una spruzzatina di pensiero laterale.
  10. RILANCIO DEL PROPRIO BRAND Il proprio SelfBrand va costantemente monitorato, difeso e ci sono sempre occasioni per fortificarlo ed implementarlo.

  3. Quali errori sono fatali nella costruzione della carriera di un manager e quali invece si possono correggere?

 A mio avviso gli errori fatali sono:

  • Non aver creato una corretta rete di contatti utili
  • Aver agito a titolo personale e non come rappresentante di un gruppo
  • Essersi sentiti in una “botte di ferro” e non aver colto gli indicatori iniziali della curva discendente della propria Brand Reputation
  • Aver agito in modo disonesto verso la propria famiglia, azienda o gruppo di lavoro.

Tutti gli errori commessi si possono correggere, non cambiare, non dimenticare, nemmeno nel peso della responsabilità che portano con sé. Si possono però attivare dei correttivi, la persona può risollevarsi, se lo desidera, con un piano adeguato. Certo per alcuni sarà più difficile che per altri (mi riferisco ad alcuni casi che ho seguito, in cui la reclusione e/o la stampa hanno contribuito a cambiare drasticamente la posizione di “privilegio” a cui le persone erano abituate).

  1. Quanto pesano i pregiudizi in fase di selezione e come si fa a ribaltare positivamente una situazione compromessa fin dall’inizio?

Con una parola: affrontandola. Va capito esattamente, e senza emozione, di cosa si tratta esattamente e come questa sia stata generata. La situazione è comunque difficile: i pregiudizi sono come dei macigni, nella mente di chi vi sta in quel momento valutando. Più “l’influenzatore” della persona che sta valutando è potente ed affidabile ai suoi occhi, più sarà difficile smontare i pregiudizi. Anche i giudizi personali costruiti a priori sono difficili da modificare, se sono radicati in una cultura rigida o hanno a che fare con aspetti religiosi. Possono esserci due modi di agire:

  • Trovare almeno un paio di influenzatori parimenti forti e affidabili che testimonino le vostre competenze e risultati ottenuti
  • Essere disposti a ripartire dal basso e dimostrare il proprio valore con azioni, comunicazione corretta e risultati inattaccabili.

 Essere (davvero) o apparire (online), esiste una buona via di mezzo?

No: la persona deve proporsi in modo reale sia nel piano della realtà, che in quello delle relazioni virtuali. Deve definire il “piano editoriale” della comunicazione ed attenervisi, sempre. Il web non perdona, se si decide di utilizzarlo bisogna sapere esattamente come fare.

  1. In cosa differiscono uomini e donne quando si tratta di valutare una nuova proposta di lavoro? Quali sono le loro priorità e quali i criteri di scelta?

Faccio e ho sempre fatto parte di associazioni femminili legate al business. Le donne cambiano, si evolvono e sotto certi aspetti sono più “toste”. Riconosco nelle donne una visione ampia, le scelte sono sempre legate a più fattori, come Brand Reputation aziendale, clima di lavoro, progettualità proposta, ubicazione dell’azienda, benefit, congruenza valoriale, armonizzazione dei tempi professionali e personali e aspetto economico. Devo però aggiungere che questi criteri sono molto simili a quelli utilizzati anche dagli uomini (magari meno sensibili alla gestione della famiglia, che resta in carico alla figura femminile).

  1. Quali sono i “trucchi del mestiere” per avere il posto?

Informarsi su chi si incontra e sull’azienda, attingendo non solo alle informazioni che si trovano sul web. Banalmente poi – anche se non è cosi banale – essere veritieri, congruenti nel rapporto immagine-contenuti; godere di un’ottima reputazione ed essere ben posizionati sul web, oltre ovviamente a rispecchiare i requisiti richiesti. Inoltre, essere preparati come descritto nei dieci punti della metodologia di SelfBrand.

  1. Il primo mese in azienda è cruciale: sempre più spesso, infatti, la carriera di un manager si gioca tutta alle prime battute. E spesso sono quelle decisive. Perché? Dove sbagliano i manager (e dove sbaglia l’azienda) quando il divorzio si consuma in fretta?

Il manager sbaglia quando arriva e non si fa conoscere in modo corretto, quando trae conclusioni dettate solo dall’istinto, quando non ottiene risultati verificabili e quando non si crea un team di alleati. L’azienda sbaglia quando non prevede un piano di inserimento in azienda che permetta di far conoscere la cultura aziendale, quando non prevede un piano formativo di empowerment, quando non pianifica una strategia che permetta al nuovo manager di conoscere funzioni, procedure e informazioni salienti su prodotti e servizi. L’azienda sbaglia ancora se non prevede, a qualsiasi livello, degli indicatori chiari di performance, così da correggere subito e/o formare il nuovo arrivato.

Donatella Rampado
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